Il sorriso di Pamela, Alfiere della Repubblica!

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Lo scorso 27 novembre il Presidente Sergio Mattarella ha nominato 21 nuovi Alfieri della Repubblica, assegnando l’onorificenza “a giovani che nel 2021 si sono distinti come casi emblematici di comportamenti da incoraggiare, componendo un mosaico di virtù civiche espresse durante questo lungo e difficile periodo”. Tra questi la nostra Pamela Di Carlo! Nelle parole di Giannermete Romani tutta la nostra emozione per una notizia tanto bella e tanto grande.

Di Giannermete Romani

 

Abbiamo conosciuto Pamela Di Carlo durante l’intensa estate di Rockability, a Roccaporena. L’abbiamo incontrata la prima volta in una profumata sera di giugno insieme a Federico Zullo, una delle anime appassionate di Agevolando, e alle sue amiche e colleghe Rosa e Fabiana. Le ragazze arrivavano da un lungo e complicato viaggio, Pamela da Genova, le altre due da Napoli, per essere le tutor che avrebbero accolto a luglio i Care Leavers provenienti da varie parti d’Italia.

Eravamo in un piccolo cerchio, nel teatro dell’Opera di Santa Rita, che è il nostro laboratorio delle idee, spazio del pensiero e del gesto, il luogo dove si elaborano progetti e si alimentano desideri. Chi sei, da dove vieni, che fai? Pamela è stata la prima che ha riso, sciogliendo col suo talento che sa unire, i disagi e le paure di un incontro tra diversi, per età, storie, provenienze. Senza ritrosie ha mostrato subito quello che è, senza pudori o timidezze ci ha narrato la sua storia con la cadenza genovese e una proprietà della lingua che ci ha messo tutti subito a nostro agio.

Ci ha aperto le porte strette del suo passato, delle passioni, dei sogni. E ci ha portato dentro al suo presente di impegno e coraggio. Subito ci ha colpito la determinazione di questa ragazza, il mosaico dei segni di una crescita necessaria compiuta prima del tempo. Farsi grandi dominati da urgenze di cui non si colgono i contorni ma di cui ti travolge la spinta, diventare inconsapevolmente gli eroi di una storia difficile che poi qualcuno riconoscerà e saprà valorizzare dandogli senso, contenimento e direzione. E poi il suo passo nel mondo, la concretezza del suo parlare, la densità del suo esserci, lo sguardo ironico velato per qualche istante da tristezze improvvise, sciolte subito dalla tenerezza disarmante del suo sorriso, tonico che abbraccia e coccola. La risata fragorosa poi che tutto stempera. Il suo sorriso appunto. Quello della bambina che ha attraversato la tempesta che è già quello della giovane donna che sta diventando, consapevole e responsabile, giudiziosa nel saper condividere strumenti e direzioni con quelli, più piccoli, che ancora, dentro le loro fragili barchette, faticano tra le onde nei mari agitati e ingiusti della vita. E poi la scoperta della voce di Pamela. Quando parla è decisa, ferma, matura. Se inizia a cantare ti porta in un altrove favoloso. Dal suo corpo esce una melodia che incanta, voce che sembra provenire davvero da un’altra dimensione, da un luogo profondo e prossimo dove lei può accedere, ne conosce la via e la magia.

Chiudi gli occhi quando canta Pamela, affidati a lei, fatti condurre alla sorgente dei suoni, là dove è possibile ancora attingere purezza e leggerezza. Ma poi a un certo punto aprili, perché la devi guardare Pamela quando canta, guardarla negli occhi, perché in essi c’è una dolcezza infinita ma sono anche intensi e possono portarti dove vogliono loro, perché la ragazza è un poco maga e conosce le formule segrete. E poi ridono quegli occhi e cantano ed è un coro che esce da ogni angolo del suo corpo sonoro. Un corpo che ride, che sa ridere di sé e del mondo, che sa farlo perché lo ha sofferto e conosciuto.

Pamela. Il nostro Alfiere. Forse meglio la nostra Alfiera. Ti vogliamo tanto bene. E con orgoglio possiamo dirci amici e amiche del tuo bellissimo essere.

 

 

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